Tab Article
Cos'è una città se non l'estensione dello spirito dei suoi abitanti e cosa sono i newyorkesi se non gli eredi di tutti i sogni, le speranze e le utopie frustrate del vecchio continente? Arrivare per la prima volta a New York dall'Europa è come compiere un viaggio nel futuro controfattuale delle nostre capitali. Tutto ciò che avrebbe potuto essere di Roma, di Vienna o di Madrid, a partire dagli anni delle grandi rivoluzioni mancate, si è realizzato qui in forme spesso parossistiche, rasentando talvolta l'esagerazione, talaltra, il kitsch. I grattacieli illuminati a giorno nella notte stellata, le strade che si perdono all'orizzonte, le insegne luminose che incrociamo nei nostri percorsi in questa immane metropoli non sono certo icone di classica bellezza, però ci rapiscono e ci trasportano in un esuberante mälström di vita, di emozioni, di storie, di quotidiani abbattimenti di barriere e superamenti di sé. Quello stesso mälström guardando nel quale, un acuto filosofo, come Blaise Pascal, aveva scorto, già in tempi non sospetti, l'immagine insorgente della nostra modernità.